A Rimbaud da Verlaine

Anche gli angeli muoiono. In novembre, e quando sennò? Rimbaud morì senza una gamba, paralizzato, secco come uno stecco, insonne, morfinizzato. Un angelo dimezzato, caduto.

A trentasette anni aveva vissuto tante vite: poeta dannato e ribelle, amante di Verlaine, viaggiatore errabondo, commerciante d’armi in Africa… e siamo solo a quattro.

Mi chiedo come si faccia a morire così giovani e avere avuto il tempo di diventare uno dei poeti immensi di questo mondo. Ma sono io che sbaglio a farne sempre una questione di tempo.

Mi chiedo come si possa morire da non poeti, come lui, che non scriveva da molto, quando si è stati poeti fin dall’infanzia. Ma anche qui mi sbaglio: Rimbaud sarebbe morto da poeta anche se avesse scritto meno della metà di quello che, invece, ha scritto. Ne faccio sempre una questione di quantità.

Mi chiedo tante cose e non avrò sempre risposte.

Verrò un giorno sulla tua tomba, Arthur, a Charleville, a portarti un fiore e tante parole.

Ti saluto oggi 10 novembre, nell’anniversario della tua morte, con due poesie che Verlaine scrisse per te. Una non esiste in traduzione… ma non potevo non copiarla.

A Arthur Rimbaud

Mortale, angelo E démone, vale a dire Rimbaud,
tu meriti il primo posto in questo mio libro,
benché uno sciocco imbrattacarte t’abbia trattato da debosciato
imberbe e mostro in erba e studente ubriaco.

Le spirali d’incenso e gli accordi di liuto
segnalano il tuo ingresso nel tempio della memoria
e il tuo nome radioso canterà nella gloria,
perché mi hai amato come bisognava.

Le donne ti vedranno gran giovanotto forte,
bellissimo d’una bellezza contadina ed astuta,
molto desiderabile, di un’indolenza audace!

La storia ti ha scolpito trionfante sulla morte
e fino ai puri eccessi amante della vita,
poggiati i bianchi piedi sulla testa dell’Invidia!

Morte de Rimbaud

Toi, mort, mort, mort! Mais mort du moins tel que tu veux
En nègre blanc, en sauvage splendidement
Civilisé, civilisant négligemment…
Ah! mort! Vivant plutôt en moi de mille feux

D’admiration sainte et de souvenirs feux
Mieux que tous les aspects vivants même comment
Grandioses! de mille feux brûlant vraiment
De bonne foi dans l’amour, chaste aux fiers aveux.

Poète qui mourrut comme tu voulais
En dehors de ces Paris-Londres moins que laids,
Je t’admire en ces traits naïfs de ce croquis,

Don précieux à l’ultime postérité
Par une main dont l’art naïf nous est acquis,
Rimbaud! Pax tecum sit! Dominus sit cum te!