Le mie promesse letterarie le mantengo sempre. Sono una lettrice onesta, io.
Ci siamo incontrati ad Amburgo mille anni fa, io e LUI. Io studentessa/insegnante di italiano con la felpa del San Pauli <3, LUI l’essere umano più sovrumano che abbia mai conosciuto.
LUI è colui che ha trasformato il corpo in mente e la mente in corpo. LUI, che aveva il cuore, il cervello e l’anima in ogni fibra.
Non potrei mai aver mentito su uno dei più grandi amori della mia vita: il ballerino russo di origini polacche sul quale ho già qui vomitato dolcemente la mia passione: Vaslav Fomich Nijinsky.
Sto leggendo i suoi diari deliranti, sconnessi e devoti. Era matto, eccome se era matto, matto come uno che è un super genio di sensibilità, un artista rivoluzionario che poi diventa matto. Ovviamente uno così diventa super matto.
Il fatto è però, si sa, che i matti ci beccano di brutto. Quindi fra uno sproloquio e l’altro (tipo che voleva brevettare una penna che si doveva chiamare Dio) trovo delle perle che Nijinsky ha buttato là candidamente e semplicemente, come un grand jeté eseguito senza sforzo, per caso.
Alcune le sapevo già a memoria, ecco quelle che sto apprendendo man mano che la lettura va avanti.
Ho paura delle persone perché vogliono che io viva come loro.
Non bisogna pensarmi. Bisogna sentirmi e comprendermi attraverso i sentimenti.
Sono felice perché sono amore.
Voglio fare milioni per far saltare la borsa. La borsa è un bordello. Io non sono un bordello.
Io non amo il denaro. Io amo la gente.
Non mi piacciono i ringraziamenti. Io non do perché mi si ringrazi.
Il denaro è un mezzo per aiutare, non un aiuto.
Ho le mie ragioni per fingermi pazzo.
Io sono un pazzo che ama la gente. La mia pazzia è l’amore per la gente.
Io non sono un fanciullo prodigio da mettere in mostra. Io sono una persona dotata d’intelletto.
Sono un uomo con errori.
La politica è morte.
Io sono un sentimento semplice, che ciascuno possiede.
Preferirei che il mio scritto venisse fotografato piuttosto che stampato, perché la stampa cancella la scrittura.
Il mio amore è semplice.
Io lavoro con le mani e i piedi e la testa e gli occhi e il naso e la lingua e i capelli e la pelle e lo stomaco e budella.
Io non ho paura della vita, perciò i soldi non mi servono.
Io sono un filosofo ch non pensa. Sono un filosofo con il sentimento.
Non voglio pensare, perché il pensiero è morte.
Amo i mostri. Io sono un mostro che è dotato di sentimento.
Piango, perché amo la vita.
Non posso piangere, perché così le lacrime cadrebbero sui miei quaderni. A me piange il cuore. Sono triste. Amo tutti.
Non amo la tecnica senza sentimento.
Io odio gli uomini politici che cercano di ampliare i loro stati.
La semplicità mi permette di spiegare ciò che sento.
Non amo essere compatito, io voglio essere amato.
Io sento ed eseguo.
So che tutti diranno che scrivo delle sciocchezze, invece tutto quello che scrivo ha un senso profondo.
Io voglio amare tutti, perciò voglio parlare tutte le lingue.
Io sento prima di vedere.
Non amo la pubblicità, perché è menzogna.
Io non amo la celebrità.
Non temo gli attacchi. Se mi vogliono picchiare, io non reagirò, perciò il mio nemico sarà disarmato.
Io so cos’é la sofferenza. Io so soffrire.
Io sono un pazzo dotato di ragione, perciò i miei nervi sono disciplinati. Sono nervoso quando ne ho voglia.
Io non scrivo in modo chiaro perché non voglio che mi capiscano tutti.
Folle solo come un accidentale genio può essere.
L’immagine ritrae Nijinsky nel balletto L’après–midi d’un faune.
Riferimenti
Vaslav Nijinsky, Diari – Versione integrale, traduzione di Maurizia Calusio, Adelphi