La prosa allucinata di Anaïs Nin

Anaïs Nin. Come si fa a non amarti anche solo per il nome che porti? Il mio per te è un amore immenso ed eterno, che comincia dall’adorazione di questo verso incantato che qualcuno ha composto per solo te: Anaïs Nin. Tutto in te è poesia, Anaïs. Il nome, le linee del tuo visto pulito e misterioso, il modo in cui fumi e come hai vissuto, ciò che hai scritto.

Strega, ti amo.

Non so dire le volte che i miei occhi hanno percorso queste righe allucinate, che copio sotto. La casa dell’incesto (1936) di Anaïs Nin è un flusso narrativo surreale, a metà fra prosa e poesia. È un liricissimo romanzo breve sotto acido. È un poemetto lisergico in prosa. È sperimentazione, è una meraviglia. Inizia così:

Il mattino che mi alzai per iniziare questo libro, tossii. Qualcosa veniva fuori dalla mia gola, mi strangolava. Spezzai il filo che la teneva e la buttai via. Tornai a letto e dissi: ho sputato il mio cuore.

La quena è uno strumento fatto di ossa umane. Deve la sua origine al culto di un idolo per la sua amante. Quando la donna morì, con le sue ossa lui costuì un flauto. La quena ha un suono più penetrante, più ossessionante del flauto comune.

Coloro che scrivono conoscono il procedimento. Pensavo a questo mentre sputavo il mio cuore.

Solo che io non aspetto che il mio amore muoia.

Non è un po’ come aver fumato dell’oppio?

Buona sbandata a tutti, volendo anche in lingua originale:

The morning I got up to bengin this book I coughed. Something was coming out of my throat: it was strangling me. I boke the thread which held it and yanked it out. I went back to bed and said: I have just spat out my heart.

There is an instrument called the quena made of human bones. I owes its origin to the worship of an Indian for his mistress. When she died he made a flute out of her bones. The quena has more penetrating, more haunting sound than the ordinary flute.

Those who write know the process. I thought of it as I was spitting out my heart.

Only I do not wait for my love to die.

Anais Nin