Oggi vado con uno dei miei cavalli di battaglia. Mi gioco questa favola quando voglio fare colpo, mi piace vincere facile. È una lettura semplice e incisiva, di quelle che lasciano solchi nella memoria. Scritta per i bambini, dovrebbero ri-leggerla soprattutto i grandi.
La favola Giacomo di cristallo di Gianni Rodari ha cambiato la mia infanzia. Mi ricordo esattamente il momento, il grembiule, la copertina protettiva di plastica blu del sussidiario e tre o quattro di noi alunni che leggevamo a voce alta, esitanti e con qualche errorino. Alla fine della favola eravamo gasatissimi, volevamo tutti essere Giacomo, anche le femmine. Era il nostro eroe.
Da quel giorno alle elementari non mi sono mai più sentita la stessa quando dico bugie.
Una volta, in una città lontana, venne al mondo un bambino trasparente. Attraverso le sue membra si poteva vedere come attraverso l’aria e l’acqua. Era di carne e d’ossa e pareva di vetro, e se cadeva non andava in pezzi, ma al più si faceva sulla fronte un bernoccolo trasparente. Si vedeva il suo cuore battere, si vedevano i suoi pensieri guizzare come pesci colorati nella loro vasca.
Una volta, per sbaglio, il bambino disse una bugia, e subito la gente poté vedere come una palla di fuoco dietro la sua fronte: ridisse la verità e la palla di fuoco si dissolse. Per tutto il resto della sua vita non disse più bugie. Un’altra volta un amico gli confidò un segreto, e subito tutti videro come una palla nera che rotolava senza pace nel suo petto, e il segreto non fu più tale.
Il bambino crebbe, diventò un giovanotto, poi un uomo, e ognuno poteva leggere nei suoi pensieri e indovinare le sue risposte, quando gli facevano una domanda, prima che aprisse bocca. Egli si chiamava Giacomo, ma la gente lo chiamava “Giacomo di cristallo”, e gli voleva bene per la sua lealtà, e vicino a lui tutti diventavano gentili.
Purtroppo, in quel paese, salì al governo un feroce dittatore, e cominciò un periodo di prepotenze, di ingiustizie e di miseria per il popolo. Chi osava protestare spariva senza lasciar traccia. Chi si ribellava era fucilato. I poveri erano perseguitati, umiliati, offesi in cento modi.
La gente taceva e subiva, per timore delle conseguenze.
Ma Giacomo non poteva tacere. Anche se non apriva bocca, i suoi pensieri parlavano per lui: egli era trasparente e tutti leggevano dietro la sua fronte pensieri di sdegno e di condanna per le ingiustizie e le violenze del tiranno. Di nascosto, poi, la gente si ripeteva i pensieri di Giacomo e prendeva speranza.
Il tiranno fece arrestare Giacomo di cristallo e ordinò di gettarlo nella più buia prigione.
Ma allora successe una cosa straordinaria. I muri della cella in cui Giacomo era stato rinchiuso diventarono trasparenti, e dopo di loro anche i muri del carcere, e infine anche le mura esterne. La gente che passava accanto alla prigione vedeva Giacomo seduto sul suo sgabello, come se anche la prigione fosse di cristallo, e continuava a leggere i suoi pensieri. Di notte la prigione spandeva intorno una grande luce e il tiranno nel suo palazzo faceva tirare tutte le tende per non vederla, ma non riusciva ugualmente a dormire.
Giacomo di cristallo, anche in catene, era più forte di lui, perché la verità è più forte di qualsiasi cosa, più luminosa del giorno, più terribile di un uragano.
Giacomo di cristallo di Gianni Rodari uscì per la prima volta nella raccolta Favole al telefono edita da Einaudi nel 1962.
Grazie di avermi riportato alla mente questa storia! Ce la fece leggere la maestra alle elementari, ma non la capii. Adesso è tutto più bello…grazie ancora!
Grazie a te per saperla apprezzare!
Consolatoria. 🙂 Sorvoliamo sulla fine che il buon Giacomo farebbe nella “realtà”…:)
Mi hai fatto tornare in mente “Mastro Pulce” di Hoffmann, fiabe che invece ci mostra come sia terribile conoscere tutti i pensieri degli altri.
Non la conosco, anche se da brava germanista dovrei… grazie!
🙂
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