In quinta elementare leggemmo un giorno alcune favole di Esopo. Alla fine della lezione, la maestra volle che ne scrivessimo una anche noi. Le regole erano chiare: personaggi realistici (gli animali potevano però parlare) e insegnamento morale alla fine della storia.
Quasi tutti scrissero favole con una morale positiva, del tipo: se sei generoso anche gli altri saranno generosi con te. Quasi tutti. Tutti meno uno. Meno una.
Quando la maestra lesse il mio compito, si tolse gli occhiali e mi guardò di sguincio, come se mi volesse dire: Beh ragazzina? Che c’è che non torna? Io, con le trecce lunghe e cicciotta, una versione in sovrappeso di Venerdì Addams, rimasi immobile e la guardai, come se le volessi dire: Lascia perde, và, maestra.
Presi un Bravissima. La maestra Licia fumava in classe, ma era una tipa forte.
L’INGRATITUDINE (22 ottobre 1985)
Tanto tempo fa, in una fattoria abbandonata, viveva un gregge di agnellini.
Si viveva bene e gli agnellini erano molto buoni e generosi.
Un giorno un lupo e una volpe capitarono moribondi in questo gregge.
Gli agnellini ebbero paura ma dopo, vedendo che i due erano conciati male, li portarono sopra a della paglia per farli stare comodi.
Il lupo e la volpe vennero curati e, dopo poco tempo, stettero bene.
Gli agnellini ormai non avevano più paura dei due animali, perciò si aspettavano perlomeno un “grazie”, ma il lupo e la volpe mangiarono tutti gli agnelli.
Questa favola ci vuole dimostrare che se facciamo del bene, molte volte riceviamo del male.
Non si può negare che non faccia una piega.
Sotto potete ammirare un pregiatissimo documento autografo.
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[…] una delle mie fiabe preferite perché mi faceva soffrire e finiva male (come quella che scrissi alle elementari), malissimo. Il mio masochismo è nato e cresciuto con me 😉 […]