Super Luna. Super Baudelaire: Tristezze della luna

Me la sono persa. La Super Luna. Facessi una lista delle cose che mi sono persa nella vita perché smarrisco il momento giusto non finirei più. Lo smarrisco, giuro! Non lo dimentico.

Io so, so che deve accadere ma poi… bam! Ciao, è tutto finito. Passato. Non si può mai tornare indietro e io ancora non mi capacito di cosa sia successo nel frattempo. Com’è possibile? Spesso è colpa delle date. Io sono di frequente convinta di star vivendo un giorno e invece è un altro. Il martedì mi pare giovedì, il venerdì domenica e in più non valuto bene lo scorrere del tempo.

Si chiama rincoglionimento, ma secondo me, scavando, c’è di più.

Ieri sera ho visto dal mio micro-balconcino una luna gigante e rossa sopra i tetti e ho pensato: eppure è domani notte, si sta solo preparando. Poi sono morta sul divano e non ho più guardato. Passata, persa, smarrita, devo aspettare il 2033 per ribeccarla. Bel casino.

Non mi resta altro che leggere questa poesia di Baudelaire.

Tristezze della luna

Nei suoi sogni la luna è più pigra, stasera:
come una bella donna su guanciali profondi,
che carezzi con mano disattenta e leggera
prima d’addormentarsi i suoi seni rotondi,

lei su un serico dorso di molli aeree nevi
moribonda s’estenua in perduti languori,
con gli occhi seguitando le apparizioni lievi
che sbocciano nel cielo come candidi fiori.

Quando a volte dai torpidi suoi ozi una segreta
lacrima sfugge e cade sulla terra, un poeta
nottambulo raccatta con mistico fervore

nel cavo della mano quella pallida lacrima
iridescente come scheggia d’opale
e, per sottrarla al sole, se la nasconde in cuore.

L’illustrazione è di Riccardo Guasco.