“La creatività” non è ciò che pensate. Gianni Rodari

Quando uno (o una), soprattutto in un contesto lavorativo, mi si presenta come “creativo” vorrei trasformarmi in un lupo mannaro e sbranarlo così, sulla scrivania.

Tipicamente significa che sa fare due disegnini scopiazzati o che scrive boiate sciape, anche quelle scopiazzate.

Tipicamente significa che sa fare poco o nulla e che niente è più distante di lui/lei dalla vera “creatività”. Tipicamente si da un sacco di arie.

Tipicamente, il presunto creativo, ti chiede anche uno sproposito di soldi, nel lavoro, e si sente un essere sovrannaturale nella vita, dotato di poteri speciali.

Tipicamente io questi li chiamo i creatini.

Oggi è il compleanno di Gianni Rodari (23 ottobre 1920), la cui Grammatica della fantasia è un testo che consiglio a tutti coloro che si sentono creativi, ma soprattutto a coloro che non ci si sentono. È incentrato sull’infanzia e l’educazione, ciò non toglie che sia perfetto per gli adulti. Scoprirete che entrambe le categorie, i gloriosi creativi e gli sterili non creativi, sono in torto.

Copio alcuni passi, in maniera disordinata, dal capitolo 44: Immaginazione, creatività, scuola.

“Creatività” è sinonimo di “pensiero divergente“, cioè capace di rompere continuamente gli schemi dell’esperienza. È “creativa” una mente sempre al lavoro, sempre a far domande, a scoprire problemi dove gli altri trovano risposte soddisfacenti, a suo agio nelle situazioni fluide nelle quali gli altri fiutano solo pericoli, capace di giudizi autonomi e indipendenti (anche dal padre, dal professore e dalla società), che rifiuta il codificato, che rimanipola oggetti e concetti senza lasciarsi inibire dai conformismi. *

[…] riconosce a tutti gli uomini – e non a pochi privilegiati (gli artisti) o a pochi selezionati (a mezzo test, dietro finanziamento di qualche Foundation) – una comune attitudine alla creatività, rispetto alla quale le differenze si rivelano per lo più un prodotto di fattori sociali e culturali.

La funzione creatrice dell’immaginazione appartiene all’uomo comune, allo scienziato, al tecnico; è essenziale alle scoperte scientifiche come alla nascita dell’opera d’arte; è addirittura condizione necessaria della vita quotidiana

Se una società basata sul mito della produttività (e sulla realtà del profitto) ha bisogno di uomini a metà – fedeli esecutori, diligenti riproduttori, docili strumenti senza volontà – vuol dire che è fatta male e che bisogna cambiarla. Per cambiarla, occorrono uomini creativi, che sappiano usare la loro immaginazione.

Di uomini creativi, s’intende, va in cerca anche questa società, per i suoi fini. […] Grazie tante: “cercansi persone creative” perché il mondo resti com’è. Nossignore: sviluppiamo invece la creatività di tutti, perché il mondo cambi.

Tipicamente, i creatini appartengono alla specie di cui va in cerca la società, per i suoi fini altamente non creativi.

*Vedi anche Marta FattoriEducazione e creatività e T. Ribot in L’immaginazione creatrice.