Le parole. Céline

Non esiste una verità sulle parole. Dipende da come le usi e diventano ciò che vuoi, e talvolta anche ciò che non vorresti. Fuggono.

Puoi mentire, non voler dir nulla e riempire l’aria, interrompere un silenzio. Puoi dire la verità e cercare di farlo al meglio, raccontare di te, delle tue idee, oppure puoi voler manipolare.

Le parole possono venir via anche un tot al chilo. Ma non starei qui se credessi che non abbiano un peso che sposta equilibri. Per me le parole acquisiscono vita propria.

Per Céline non bisognerebbe mai fidarsi, lo spiega qui, quasi alla fine di Viaggio al termine della notte:

[…] Con le parole uno non sta mai abbastanza in guardia, hanno un’aria di niente le parole, non un’aria pericolosa di sicuro, piuttosto dei venticelli, piccoli suoni buccali, né caldi né freddi, e facilmente assorbiti quando arrivano attraverso le orecchie all’enorme noia grigio molle del cervello. Uno non fa attenzione a loro, alle parole, e la disgrazia arriva.

Di parole, ce ne sono che si nascondono in mezzo alle altre, come dei sassi. Non si riconoscono a prima vista e poi eccole lì che però ti fanno tremare tutta la vita che hai, tutta intera, e nel suo debole, e nel suo forte… Allora è il panico… Una valanga… resti lì come un’impiccato, sopra le emozioni… È una tempesta che è arrivata, che è passata, troppo forte per te, così violenta che non l’avresti mai creduta possibile solo con dei sentimenti… Dunque, non si diffida mai abbastanza delle parole, è quel che concludo.

Dopo di ciò uno può pressoché dire solo cazzate, è quel che concludo 😉 .

Illustrazione di Antonello Silverini.


Riferimenti

Viaggio al termine della notte, Luis Ferdinand Céline, traduzione dal francese di Ernesto Ferrero, edito dal Gruppo Editoriale L’Espresso S.p.A., pp. 237-240