“Le stelle” di Yukio Mishima

10 agosto, San Lorenzo. E che fai non pubblichi la poesia di Pascoli? No. Dite che dovrei fare seppuku se confesso che a me Pascoli fa l’effetto di un collant infilato in bocca? Giuro, riproverò a leggerlo ma per oggi ho scelto altro, una chicca che non credo conosciate.

Dicevo seppuku non a caso. Lo scrittore, poeta, drammaturgo e molto altro ancora Yukio Mishima si uccise in diretta televisiva nel 1970 con il suicidio rituale in uso tradizionalmente nel Giappone dei samurai. Mishima consegnò all’editore la sua ultima opera, occupò un ufficio pubblico, tenne un discorso politico (troverò una sede per i dettagli…) e poi si trafisse lo stomaco, prima di farsi decapitare.

Ma oggi non voglio che nulla rubi la scena a loro: le stelle. Quindi non mi perdo in parole e copio una poesia stratosferica di Mishima, scintillante e delicata come il frusciare della seta. Si chiama, appunto, Le stelle.

Quando gli uomini guarderanno le stelle,

nel loro cuore si leverà, carico di essenze,

il vento della notte.

Sulla foresta, sul lago, sulla città,

le nuvole fluttueranno tranquille.

Allora le stelle inizieranno a cadere copiose

e come la rugiada copriranno ogni cosa.

Nel disegno tracciato dall’invisibile nastro divino,

tutte le costellazioni crolleranno a una a una

con estrema eleganza.

D’allora in poi le stelle dimoreranno

nella nostra anima, e forse torneranno ancora

quei giorni in cui gli uomini

erano dolci e meravigliosi come gli Dei.

I ❤ Mishima.

L’immagine è un quadro che riproduce l’ideogramma Hikari, che significa luce, ci sta bene con l’idea di stelle, no?