Haiku: Giappone vs Kerouac

Un occidentale che scrive un haiku è un po’ come un nordeuropeo che cucina i friarielli… mi pare che non li capiremo mai bene quei tre versi, a meno di non essere molto dentro alla cultura nipponica.

Scriverli poi… difficile seguire le regole metriche, le pause intraducibili, il gusto composto e illuminato, l’osservazione di una natura che qui non esiste…

Dunque… ma chi se ne frega! Io li amo! Mica li capisco tutti, e manco mi piacciono tutti, ma questo può essere detto per ogni componimento scritto, quindi in maniera molto disinvolta copio qui sotto alcuni dei miei haiku preferiti.

Alcuni sono giapponesi, altri sono di Jack Kerouac, tratti da Il libro degli haiku. Kerouac era un appassionato del genere, ne scrisse tantissimi e li rielaborò filtrandone l’essenza nipponica attraverso la lente pop americana.

Ci sarebbe molto da dire sull’esperienza di scrittura degli haiku di Kerouac, da dove vengono, dei suoi taccuini, dei Dharma Pops, degli Haiku di strada etc… ma la vita è lunga e ci sarà occasione.

Ma se vuoi sapere con un briciolo in più di esattezza di cosa si tratta leggi Haiku for dummies.

Il tetto si è bruciato –

ora

posso vedere la luna

(Mizuta Masahide 1657–1723)


di me scrivete

che ho amato i versi

e i kaki

(Masahoka Shiki 1867 – 1902)


ad ogni cancello

la primavera comincia

dal fango sui sandali

(Kobayashi Issa 1763-1828)


l’amore del gatto:

indifferente anche al riso

rimasto sui baffi

(Tan Taigi 1709-1771)


lungo il giorno:

si sfiniscono gli occhi

sul mare

(Tan Taigi 1709-1771)


all’uomo solo,

ancora più amica,

la luna

(Yosa Buson 1715-1783)


nella mia stanza pesto

il pettine che fu di mi moglie-

nella mia carne, un morso

(Yosa Buson 1715-1783)


uccelli migratori-

anche la casa dove sono nato

è oggi il tetto di una notte

(Mukai Kyorai 1651-1704)


sono arrivato fino a qui

senza morire –

e finisce l’autunno

(Matsuo Basho 1644-1694)


Jack Kerouac (1922-1969):

Ragazza con furgone-

cosa

posso saperne io?


Papaveri!-

Ora posso morire

In dolcezza


Scende la sera-

la ragazza dell’ufficio

si slega la sciarpa


La luna aveva

baffi di gatto,

per un secondo


Sprofondato nella seggiola

Ho deciso di dare all’haiku

Il nome di Pop


Sai perché mi chiamano Jack?

Perché?

Ecco perché


Siedo scomposto su un mucchio di fieno,

Scrivo Haiku

E bevo vino


Inseguire quel

corpo – inseguire

Un fuoco scatenato


L’altro uomo, solo

come me

In qust’universo vuoto

Come la rana

nello stagno mi leggo

questi bei versi 😉