1984. Orwell, il Grande Fratello e Trump

Per me l’era nefasta descritta in 1984 si concretizzò quando vidi in libreria questo romanzo ornato dalla fascetta promozionale con la scritta: “Il libro che ha ispirato il Grande Fratello“. Era il primo anno del reality televisivo qui in Italia. Ma porc*** !!

Come si fa a prostituirsi in questo modo? Ma porc*** !!

In verità, la miglior mossa di marketing a favore del romanzo del ’49 di George Orwell, almeno in America, è stata l’elezione di Trump. Immediatamente dopo la sciagura, 1984 è schizzato al primo posto della classifica dei libri più venduti su Amazon, e Penguin ne ha ristampate 75.000 copie.

Per la serie: quando la realtà supera la fantasia del più popolare romanzo distopico di tutti i tempi.

Distopìa s. f. [comp. di dis-2 e (u)topia]. – Previsione, descrizione o rappresentazione di uno stato di cose futuro, con cui, contrariamente all’utopia e per lo più in aperta polemica con tendenze avvertite nel presente, si prefigurano situazioni, sviluppi, assetti politico-sociali e tecnologici altamente negativi (equivale quindi a utopia negativa): le d. della più recente letteratura fantascientifica. (Treccani)

Che c’entrano il reality Grande Fratello e Trump con 1984?

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In due parole: il romanzo, ambientato a Londra, parla di una società assolutistica e totalitaria all’ennesima potenza, governata dal Grande Fratello. Questo tizio nessuno l’ha mai visto dal vivo, ma ricorda molto Hitler e Stalin. I suoi ritratti sono esposti in bella vista in ogni dove.

La vita di tutti i cittadini, o quasi, viene costantemente spiata da speciali televisori con telecamere installati ovunque, che hanno anche la funzione di mandare in onda sempre lo stesso palinsesto: la propaganda politica.

C’è un Ministero dell’Amore con la sua psicopolizia, che ha la missione di convertire o eliminare chiunque abbia atteggiamenti e pensieri diversi da quelli imposti dal regime; c’è un Ministero della Pace che si occupa solo di guerra; c’è un Ministero della Verità, impegnato  in un costante e accuratissimo revisionismo storico; c’è una Neolingua che ammette solo ed esclusivamente un determinato lessico, ristretto e univoco, che ostacola dunque il pensiero libero.

La propaganda si fonda su alcuni slogan, stampati sui numerosi manifesti appesi in giro per la città: “L’ignoranza è forza“, “La libertà è schiavitù“, “La pace è guerra“, “Chi controlla il passato, controlla il futuro: chi controlla il presente, controlla il passato“, “La menzogna diventa verità e passa alla storia“.

Fantascienza, sì, ma un tantino la realtà la ricorda 🙂 .

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Come è giusto che sia, non c’è un happy end: il protagonista Winston, un ribelle, si converte e si allinea all’ideologia di partito. E solo dopo, muore:

Guardò ancora una volta in alto, verso il ritratto del Grande Fratello. Il colosso che aveva conquistato il mondo! [Il Grande Fratello ha appena vinto una guerra, n.d.r.] Pensò che solo pochi minuti prima (sì, solo dieci minuti prima) c’era stata ancora dell’incertezza, nel suo cuore, mentre si chiedeva se le notizie dal fronte sarebbero state di vittoria o di sconfitta. Ah, era assai più che non la notizia d’una armata eurasiana distrutta! Molte cose erano cambiate, in lui, fin dal primo giorno passato nel Ministero dell’Amore, ma il mutamento finale, e indispensabile, il tocco che lo aveva guarito completamente non era avvenuto prima di quel preciso momento.

La voce del teleschermo continuava a vomitare le sue notizie dei prigionieri, del bottino, del massacro, ma le grida di fuori si erano quietate un po’. I camerieri erano ritornati al loro lavoro. Uno di loro si avvicinò con la bottiglia di gin. Winston, sprofondato in un sogno di felicità, non si accorse nemmeno che il bicchierino gli veniva riempito. Non correva, non schiamazzava più. Era di nuovo nel Ministero dell’Amore, con tutti i suoi peccati perdonati e rimessi, e l’anima candida come la neve. Era sul banco degli accusati, e confessava tutto, e tradiva e comprometteva tutti. Camminava lungo il corridoio dalle pareti bianche, e gli sembrava di camminare alla luce del sole, e aveva una guardia armata dietro le spalle. La pallottola attesa tanto a lungo stava entrandogli nel cervello.

Guardò su, alla faccia enorme. Gli ci erano voluti quarant’anni per imparare che specie di sorriso era nascosto sotto quei baffi neri. Oh, che equivoco crudele, e inutile! Oh, quale indocile esilio volontario da quell’affettuoso seno! Due lacrime puzzolenti di gin gli sgocciolavano ai lati del naso. Ma ogni cosa era a posto, ora, tutto era definitivamente sistemato, la lotta era finita. Egli era riuscito vincitore su se medesimo. Amava il Grande Fratello.

(Il Ministero del)l’Amore vince sempre.


Riferimenti

George Orwell, 1984, traduzione di Gabriele Baldini, Mondadori pp. 311-312


Immagini

n.1, in apertura: da un adattamento del 1956

n. 2: tratta da “1984 The comic” di F. Guimont, 2004

n.3: copertina dell’edizione paperback Signet, New York, NY, 1954 (illustratore: Alan Harmon)