Ci sono entrata la prima volta questa mattina. L’avevo vista spesso, mi ero fermata davanti alla vetrina, ma non avevo mai passato la soglia. Stamattina avevo solo cinque minuti, meno di tutte le altre volte.
Sono uscita cinque minuti dopo con due libri: M Train di Patti Smith (uscito a maggio in Italia) e una biografia di Sylvia Plath (ho un attacco fortissimo di voyerismo nei suoi confronti). Normalmente in libreria mi perdo per ore, ma alla Libreria delle donne non mi è servito il tempo: tutto ciò che desidero è in bella mostra. Desideravo tutto. Non c’è bisogno di cercare, è tutto buono.
A casa sono andata sul loro sito libreriadelledonne.it , ed è tutto buono pure quello. Libri, incontri, riviste, ebook, articoli di approfondimento, arte. Tutto buonissimo. Lì ho trovato anche la loro definizione di femminismo, che rispecchia la mia e che copio:
Così ha avuto origine un’impresa femminista che non rivendica la parità, ma, al contrario, dice che la differenza delle donne c’è e noi la teniamo in gran conto, la coltiviamo con la pratica di relazione e con l’attenzione alla poesia, alla letteratura, alla filosofia.
Una cosa che mi ha fatto impazzire: le due webmaster del sito si definiscono WebMater! E ora non entrerò nell’argomento del maschilismo della lingua italiana…
Ah: gli uomini non sono mica esclusi, chi vuole partecipa e collabora.
Ma serviva una libreria dedicata alle donne? Forse questo era uno dei motivi per cui non ero mai entrata prima: mi suscitava un retrogusto di settario, di esclusione, di superato. E invece la risposta è SÌ.
A parte che la Libreria è nata nel 1975 (come me!), quindi in un contesto diverso e “molto caldo” dal punto di vista della differenza di genere. Ma soprattutto: proprio oggi, e sia i fatti di cronaca, sia le politiche (burkini, fertility day, femminicidi, stipendi inferiori…) che il canone letterario (quante scrittrici avete studiato a scuola o all’università??) non fanno che ricordarcelo: la donna è ancora posta in una posizione subordinata, fisicamente e culturalmente.
Quindi, senza nulla togliere agli autori uomini, sì: c’è bisogno di una Libreria delle donne e a Milano è in via Pietro Calvi al n. 29.
Riferimenti
M Train, Patti Smith, traduzione di Tiziana Lo Porto, Bompiani, maggio 2016
Sylvia Plath, Linda Wagner-Martin, traduzione di Paola Pavesi, Castelvecchi, febbraio 2013
L’ha ribloggato su Scrivere per casoe ha commentato:
Per le lettrici.
Per il lettori milanesi.
Ma soprattutto per quelli che pensano che siamo in due, su questa terra; che siamo uguali MA diversi; che le differenze arricchiscono; che uguaglianza ed equità non sono sinonimi (e qui si estende il ragionamento dal “genere” a qualcosa di un po’ più universale).
Insomma: per tutti noi, c’è un posto a Milano di cui non avevo mai sentito parlare. Questo.
Grazie per avermi letto e per il reblog!
Grazie della dritta! Anche a Londra c’è (c’era?Non ci torno da tanto, troppo tempo) un mitico “Women’s bookshop” che saccheggiai al tempo nel lontano 1998 con delle rarità succulente per la mia tesi di laurea…su una scrittrice come ben ricordi! Mi stupii all’epoca di uno spazio così ampio dedicato a soli libri per donne o scritti da donne….una cosa del genere mi sembrava impossibile in Italia ( ma a Milano già c’era…vedi?)! Ma non mi sembrava così strano trovare un tale negozio a Charing Cross Rd…la via delle librerie! 🙂
Ma sai che ho scoperto un mondo? La Libreria delle donne c’è in un sacco di città anche qui in Italia! Ho visto in rete che esistono anche delle Biblioteche delle donne, ma i siti non sono raggiungibili… non so se è colpa della mia connessione! E chi se la dimentica la tua laurea ?? ❤ ❤