Se non leggo, sfoglio. Non è banale. È il caso, in alcune circostanze, che ti porta dove vuoi. Strano. Strano?
In questo periodo non ragiono molto, o forse troppo, o meglio, non lo so.
In ogni caso, oggi mentre sfogliavo I dolori del giovane Werther (Goethe, 1774) ho beccato questo pezzo che avevo sottolineato (come mille altri) di sicuro più di 15 anni fa.
È crudele.
Ve lo butto addosso.
Non vi è istante che non consumi te i tuoi cari, non vi è istante in cui tu stesso non sia, non debba essere un distruttore: la passeggiata più innocente costa la vita a mille poveri vermiciattoli, basta un passo per mandare in rovina le laboriose costruzioni delle formiche e frantumare un piccolo cosmo trasformandolo in una tomba ingloriosa. No, a commuovermi non sono i grandi, rari travagli del mondo, quelle alluvioni che spazzano via i vostri villaggi, quei terremoti che inghiottono le vostre città; invece mi rode il cuore la lenta potenza distruttiva insita nella totalità della natura, la quale non ha creato nulla che non distrugga il suo vicino, e se stesso. E così vacillo inorridito. Cielo e terra mi circondano con le loro forze creatrici: io vedo soltanto un mostro che eternamente divora, eternamente rumina quanto ha divorato.
Caro Wolfgang, caro Werther, questa potrebbe essere l’epigrafe alla mia adolescenza. Mai terminata.
Riferimenti
Wolfgang Goethe, I dolori del giovane Werther, Universale Economica Feltrinelli, pp. 69
Foto 1: simpatica ricostruzione del Werther coi Lego, ovviamente auf Deutsch
Foto 2: Prima Edizione di Die Leiden des jungen Werthers, Weygand, Lipsia 1774
La ricostruzione coi Lego 😆😆😆😆
Bellissima o no? 😉 😉 😉
[…] Le pagine rispondono. […]